Benvenuti nel mio mondo fatto di fili. Il lavoro è arduo, ma ogni tanto cercherò di scrivere qualcosa. Vi consiglio di leggere tutti i miei passaggi così da tenervi informati. Se volete commentare fate pure. L'importante è che ci sia sempre un nome per distinguervi e che siate corretti.


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giovedì 28 novembre 2013

49) Il palloncino

Il palloncino è come un fiore, sempre rivolto verso il cielo.
Solo che un fiore è legato alla terra e non può staccarsi. 
Se si stacca, muore e solo allora può andare su per il cielo, trasportato dal vento..
Il palloncino muore se resta per terra.
Solo nel cielo lui può vivere.
Solo nel cielo può vedere quel blu così intenso.
Deve essere bello stare lassù e toccare il cielo.
Deve essere davvero bello...




Se Zoe pensasse ad alta voce, molto probabilmente sarebbero queste le sue parole.
Semplici frasi.
Eppure Zoe se ne sta zitta a vedere quei palloncini che, liberamente, vagano per il cielo.
Chissà cosa pensa mentre è stata rinchiusa in quella stanza.
Almeno la finestra è aperta e Zoe è lì incantata.
Forse vorrebbe essere in quel momento proprio un palloncino o forse si sta chiedendo chi stia trattenendo il suo filo.
Oppure non sta pensando a niente.
Semplicemente sta guardando quei palloncini volare e in quel momento si sta dimenticando di quanto prima si fosse sentita così sola.
Molto probabilmente adesso non si sente così sola, ma quanto durerà?
Intanto i palloncini stanno ancora volando e Zoe continua a fissarli anche dopo che sono diventati un puntino nel cielo, anche dopo che non ci sono più.
Lei rimane lì incantata e in quel momento non si sente sola.



venerdì 4 ottobre 2013

48) Soli

"Non mi sono mai vergognata tanto in vita mia. Adesso tu Zoe rimani qui."








La mamma ha chiuso la porta e mi ha lasciato qui in casa, ancora una volta.
Lei è sempre la stessa mamma che mi dà da mangiare, che mi accompagna a letto?


Vabbé cosa posso fare?
Mmmh...
Facciamo un gioco.
Facciamo che io ero una principessa.
O un principe?
Facciamo che io ero tutti e due.


Toh, un piccolo animale.





Ciao, vuoi giocare con me?
Non c'è nessun altro qui.



domenica 29 settembre 2013

47) Zoe

"Zoe. Lei è Zoe." disse la madre della bambina.
"Ah, allora è lei la mia piccola paziente?" chiese il pediatra.
"Sì.".
La voce della madre era dura come una sentenza.
"Bene" continuò il pediatra "però ho bisogno di parlare da solo con la piccola."
La madre, stringendo a sé la sua borsa, stava per ribattere a quello che le sembrava un affronto.
Si morse le labbra e alla fine se ne andò sbattendo la porta e sedendosi nella sala d'aspetto.
Il pediatra si rivolse ancora a Zoe:
"Prego, siediti pure" e così la bambina fece, obbediente come un piccolo soldato.
"Allora, Zoe" chiese il pediatra "mi hanno detto che tu non parli. E' così?"
E la piccola lo guardò con uno sguardo vuoto che uno non si aspetterebbe da una bambina che ha circa sei anni.
Il pediatra aveva sentito parlare di bambini affetti da mutismo selettivo. Chissà se anche Zoe lo era.
La bambina continuava a guardarlo eppure non lo fissava. Il suo sguardo lo attraversava come se lui non ci fosse.
Al pediatra non restava che smettere i panni del dottore per cercare di avvicinarsi alla bambina. Perciò si discostò dalla sua scrivania e si mise di fronte alla bambina.
"La sai una cosa?" le chiese.
Lo sguardo di Zoe continuava a guardarlo come se non avesse importanza, ma lui continuò.
"Conosco una bambina che non parla proprio come te. Però lei ha un buon motivo per farlo. E lo sai perché?"
Nessuna reazione.
"Non parla perché deve salvare i suoi fratelli. Se lei lo facesse, loro morirebbero."
Alla parola 'morirebbero', Zoe ebbe un tremito e, seppur minimo, fu evidente agli occhi del pediatra. Davvero la bambina aveva capito il senso della frase? 
Comunque c'è stata una reazione.
"Inoltre questa bambina, che si chiama Elisa, deve cucire dei vestiti con l'ortica per ridare ai suoi fratelli trasformati in cigni l'aspetto di essere umano e devi sapere che l'ortica fa male se viene toccata. Ti bruciano le mani. E lei non può parlare né fare un piccolo verso, neanche di dolore. Se no i suoi fratelli morirebbero."
Il pediatra fissò ancora la bambina aspettando una sua reazione. 
Aveva perso quasi ogni speranza quando...

"E poi?" 

Zoe parlò e lo stesso pediatra ne fu sorpreso tanto da chiedere: "E poi cosa?"
"Li ha salvati?" chiese la bambina.

Il pediatra fu entusiasta e rispose sorridendo: "Sì, li ha salvati."
La bambina rimase lì in un attimo di silenzio. Si vedeva che stava ripensando a quello che le era stato detto e, non soddisfatta, chiese perché i fratelli erano dei cigni.
Quando il pediatra rispose che era stata la matrigna, Zoe guardò indietro:
"La mamma deve restare ancora fuori?"
Al pediatra non sfuggì questa domanda e fece richiamare la madre.
La bambina ritornò a fissare il vuoto. Niente in quella stanza aveva importanza per lei.
Per il pediatra era ormai evidente e così disse alla bambina:
"Zoe, ti andrebbe di vedere la nostra nuova sala giochi? Adesso chiamo qualcuno che ti ci porti."
Telefonò e poco dopo venne un'infermiera che prese con sé la bambina, completamente irremovibile nella sua espressione vuota.


Appena la bambina si allontanò, il pediatra fece accomodare la madre e le disse:
"Signora, sua figlia prima mi ha parlato."
"Cosa?!"
La madre era esterrefatta. Come sua figlia ha parlato?!
"Ma allora, è normale?!"
"E' una bambina, tutto qui." rispose il pediatra.
"Sì, quello che volevo dire è che non ha un ritardo, non ha niente, giusto?!"
"Non credo. Si potrebbero fare degli esami più mirati, dei test, ma da quel poco che mi ha detto, ho potuto intuire che ha comprensione di quello che le si dice, capacità di ragionamento e di rielaborazione. E' una bambina sveglia."
"Allora perché non mi parla? Scommetto che lo fa apposta!" sbottò la madre.
Il pediatra la guardò a lungo perplesso.
Non poteva restare zitto.
"Chiedo scusa signora, ma lei cosa pensa di sua figlia? Veramente pensa che sua figlia faccia tutto questo perché desidera ingannarla? Davvero lo pensa?"
La madre tacque, ma in lei crebbe una rabbia: questo signore, sconosciuto per giunta, stava dubitando del suo valore di madre.
"E lei cosa ne può sapere? Ha dei figli? Sa che cosa vuol dire crescere una bambina e nello stesso tempo non riuscire a capirla?"
Il pediatra ci pensò un attimo. Certo, capiva la difficoltà di essere dei genitori, ma nello stesso tempo aveva visto genitori che crescevano bambini come se fossero delle marionette, sempre pronti ai desideri dei grandi.
"Ma ci ha provato? Ha provato a capirla?"
"E come faccio? Io lavoro, torno a casa e sono stanca."
La voce della madre era rotta sia dalla rabbia sia dal pianto, ma soprattutto era una questione di orgoglio.
"Signora, calmiamoci un attimo." disse il pediatra. "Noi siamo qui per aiutare Zoe, sua figlia. Evidentemente, ci sono delle cose che la preoccupano."
La madre ansimò un attimo come se fosse appena uscita da una battaglia che non intendeva perdere e prontamente chiese: "Chi ha le preoccupazioni?!"
"Sua figlia."
Mia figlia ha le preoccupazioni e io no? questo pensò la madre.
Era troppo!
Si alzò di scatto e ruggì: "Ma cosa ne può sapere mia figlia delle preoccupazioni se è solo una bambina?!"
Il pediatra era intimorito e cercava di chiarirsi: "No signora, io non sto dicendo questo. Sto solo dicendo che Zoe sente che qualcosa non va."
"Io ho le preoccupazioni!" urlò la madre "Lei sta benissimo! E' solo una bambina viziata. Sì, sono convinta che lo faccia apposta perché mi vede star male e desidera punirmi perché non sto mai con lei. E sa una cosa? Lei è un incompetente e lo dirò anche con le mie amiche. Mi avevano parlato bene di lei, ma evidentemente non è così."
Con la stessa veemenza con la quale investì il pediatra, se ne andò sbattendo la porta.
Dopo il pediatra la seguì, aprì la porta e vide che in realtà la bambina stava aspettando la madre in una sedia accanto.
La madre la guardò e afferrò il polso della bambina trascinandola per tutto il corridoio.
Tutti quanti guardarono la scena e nessuno fermò la madre, nessuno le disse niente perché tanto era qualcosa che riguardava lei e non loro.
La bambina è sua figlia e non la loro.

Il pediatra non fece in tempo a fare qualcosa, ritornò nel suo studio, si sedette e fissò anche lui il vuoto.
"Sono diventato pediatra perché avevo intenzione di curare i bambini, ma mi chiedo se a essere curati sono i loro genitori."


giovedì 19 settembre 2013

46) L'essenza della vita

Il ragno rimase sorpreso dalla richiesta del fior di loto.
Tessere? E che cosa?
Lui sapeva solamente tessere la sua ragnatela. Sarebbe andata bene per il fior di loto?
Ancora intimidito dalla magnificenza del fiore, il piccolo animale balbettava.
-Io, io, veramente...- Il ragno non riusciva a parlare.
- Cosa c'è?- chiese sorridendo il fior di loto.
- Io so fare solamente una cosa.- rispose il ragno.
- Ah, ma... Lo so benissimo ed è questo quello che chiedo. Ti sto chiedendo quello che tu sai fare. Ti sto chiedendo di tessere una ragnatela che mi possa avvolgere.-
- Perché?- chiese il ragno sorpreso.
- Perché sono incinta e ho bisogno di te.-
- Incinta?!-
Il ragno era ancora più sorpreso e il fior di loto continuava, con la sua solita calma, a parlare.
- La luna ha voluto affidarmi un piccolo seme. E' diverso dagli altri. Appartiene a questa Terra e non solo e io sono preoccupata.-
Per la prima volta, il fior di loto si mostrava impensierita.
- Io - continuava il fior di loto - non ho potuto dire di no e adesso sento che non posso più tenerlo. Deve nascere. Ora! Ho bisogno della tua ragnatela.-
La richiesta supplicante del fior di loto rese forte il ragno e questa forza gli fece tessere la migliore ragnatela che lui avesse mai fatto.
Il piccolo seme aveva bisogno di una culla che rimanesse sospesa perché così doveva nascere.

Sospesa.











"Ehi bambina, ti sei persa?"
...
"Come ti chiami?"
"Zoe."


lunedì 20 maggio 2013

44) La scelta


Assaggiai del sangue l'essenza,
ma fu così blu
che ne rimasi indignata.
Ora, la mia vita è persa
e nient'altro.
Una bocca s'aprì:
"Nel cielo verde
e nel prato blu
va' ad incontrare l'arcobaleno
e la risposta avrai."
Due labbra ribattono:
"O vivi o muori.
O resti o scappi.
O amata o umiliata.
Tocca a te decidere."
Il tempo decide da sé.
La vita non è più affar mio.
Solo una cosa mi domando:
ma che razza di tempo è
il mio?


giovedì 9 maggio 2013

42) Cosmo profondo



Sprofondare negli abissi per poi ritrovarsi nel cosmo.
Chi sono? Sono ancora Aulonia?
Sento qualcosa di diverso in me.
Tanti occhi mi osservano.
Che cosa sono?
Cosa rappresentano?
Sono galassie o no?


Comunque adesso mi sento di avere in mano un frammento di universo.
E' un sogno?

Non lo so.


Onde vaghe di energia mi circondano illuminando di madreperla l'universo e la mia pelle.

Sono una conchiglia che custodisce la sua perla.
Solo che questa perla a volte non è intatta: spesso ha le sue fasi.



lunedì 14 gennaio 2013

41) Abissi

Non si è quasi mai pronti a certe rivelazioni. Mai del tutto.
Ti senti sprofondare con il mondo intero che ti inghiotte nelle sue stesse fauci e ti digerisce con la stessa facilità di un battito di ciglia.
Può apparire un momento, ma allora perché sembra così eterno?

Aspetta!!!

Le conosco queste profondità... Sono le stesse che mi hanno accolto nei pochi attimi di riposo.

Tanti occhi mi stanno fissando. Che cosa vogliono?
E dietro questi miei occhi chi c'è? Chi vede dai miei occhi?


Delle mani più grandi delle mie mi prendono per portarmi su in superficie.
Chi sei?














Adesso è il mio turno.




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